Un cartellino rosso alla violenza

Venerdì 15 marzo si è tenuto presso il Teatro Arpino di Collegno un importante evento incentrato sul tema del contrasto alla violenza sugli Arbitri, aperto sia agli associati AIA sia ai cittadini collegnesi e agli sportivi locali. All’organizzazione dell’iniziativa hanno contribuito in prima persona la Prof.ssa Maria Teresa Mara Francese, docente di Antropologia presso l’Università di Torino, la Sezione AIA di Collegno, e in particolare il Presidente Bruno Surace, il Comune di Collegno, la società Pro Collegno Collegnese e la testata giornalistica Sprint&Sport.

La serata si è aperta con un video in cui il compianto Stefano Farina sottolineava il coraggio dei ragazzi di 15 anni che si apprestano a diventare Arbitri, e il fatto che essi acquisiscano la capacità di decidere autonomamente, pur così giovani. Nella prima parte dell’incontro hanno avuto luogo i saluti delle Autorità e delle persone che più da vicino sono coinvolte nella tutela del mondo dello sport locale e quindi anche degli Arbitri. Il primo ad intervenire è stato il “padrone di casa” Francesco Casciano, Sindaco di Collegno, che ha sottolineato come il calcio dovrebbe prendere esempio da altri sport dove si vedono regolarmente episodi positivi come il terzo tempo, e che ha esortato a stare sempre dalla parte dell’Arbitro e di chi, in generale, svolge il ruolo di far rispettare le regole; avendo anche la forza di dire a voce alta e senza vergogna: “Forza i buoni!”. E’ seguito l’intervento dell’Assessore allo Sport del Comune di Collegno, Matteo Cavallone, che ha auspicato, anche grazie ad iniziative di questo tipo, il ritorno del calcio alla sua natura originaria, vale a dire un’attività educativa in cui si impara a competere e a fare gruppo con disciplina e rispetto di avversari e direttori di gara. Ha portato i saluti anche Christian Mossino, Presidente del Comitato Regionale Piemonte e Valle d’Aosta, che rappresenta le società del movimento calcistico locale: egli ha affermato che non esiste che, nello sport come nella vita, si ragioni con la violenza, e ha accolto con grande favore il portare nelle scuole, nelle Università e nelle società un messaggio di rispetto, augurandosi il ripristino dell’educazione civica, ormai sempre più carente. Ha concluso la prima parte della serata Luigi Stella, Presidente del Comitato Regionale Arbitri Piemonte e Valle d’Aosta, che ha invitato a fermarsi a riflettere: pur essendoci nel nostro movimento forte sinergia tra la LND e il CRA, pur essendoci un Giudice Sportivo che prende provvedimenti adeguati nei confronti degli episodi di violenza, la nostra regione è tornata ad essere una delle prime per episodi di violenza sugli Arbitri; secondo Stella tutti, mezzi di informazione compresi, dobbiamo unirci per fare cultura, essendo infatti un problema culturale e non sistemico.

Nella seconda parte della serata si è tenuto il convegno vero e proprio, moderato dalla Prof.ssa Maria Teresa Mara Francese, che ha visto la partecipazione di importanti ospiti. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di provare a dare diversi punti di vista sul fenomeno violenza nei confronti degli Arbitri, nonché provare a fornire soluzioni e sensibilizzare l’opinione pubblica.

Bruno Surace, Presidente della Sezione AIA di Collegno, ha parlato dell’”Essere Arbitro oggi”: chi fa questa scelta, oggi, si prende delle responsabilità che non tutti saprebbero gestire, e fare l’Arbitro porta a una grande crescita umana dell’individuo. Surace ha criticato l’uso non corretto dei social, che porta spesso a fomentare la violenza, e ha auspicato la continuazione della linea dura che già da alcuni anni si sta adottando nei confronti dei violenti. L’Arbitro scende in campo semplicemente per divertirsi e per far rispettare le regole, con educazione e competenza: sarebbe opportuno che tutti i contendenti avessero questo spirito.

Claudio Verretto, Direttore della testata giornalistica Sprint&Sport, nonché ex Arbitro di calcio, ha proposto soluzioni radicali nei confronti di società ed individui che si macchiano episodi di violenza, sulla scia della linea dura che in passato è stata adottata nella delegazione di Pavia. Ha anche ammesso il ruolo centrale dei mezzi di informazione nella lotta alla violenza: a livello locale si sta seguendo una strada positiva di miglioramento culturale e informativo, ma Verretto chiede una maggior correttezza da parte dei media nazionali.

Maria Teresa Mara Francese, moderatrice e coordinatrice del convegno, nonché mamma di un Arbitro di calcio, si è soffermata sugli aspetti antropologici del fenomeno violenza sugli Arbitri. La violenza contrasta tutto ciò che è cultura, e può essere fermata dalla dignità, dalla parte razionale e dal controllo sociale. L’Arbitro viene visto come il “capro espiatorio”: l’individuo verso cui viene scaricata la rabbia e la violenza, perché la struttura culturale della nostra società lo permette e lo ritiene “normale”. La Prof.ssa Francese ha fatto notare come anche la violenza verbale sia grave, e che andrebbe condannata duramente e non accettata; infatti la violenza verbale può facilmente degenerare in violenza fisica.

Matteo Moncalvo, Arbitro Effettivo della Sezione di Collegno e nell’organico del CRA Piemonte e Valle d’Aosta, ha trattato il tema della solitudine dell’Arbitro e ha analizzato le sensazioni che un direttore di gara prova quando in campo la tensione sale notevolmente e si arriva ad episodi di violenza. Dietro ad una prestazione arbitrale c’è una grande preparazione tecnica ed atletica, un’illimitata passione e un forte rispetto che chi fischia ha nei confronti dei contendenti: proprio per questo, quando si subiscono insulti o comportamenti violenti, ci si sente traditi, e si vedono sviliti e calpestati il proprio impegno e la propria serietà. L’Arbitro, nelle situazioni difficili, è solo a decidere. Ma non bisogna dimenticare che dietro alla sua figura c’è un mondo che chi commette atti violenti ignora: c’è una grande Associazione che tifa per lui/lei, e c’è una famiglia attanagliata dall’ansia e dal timore perché spera che durante e dopo la partita non si verifichino episodi spiacevoli.

L’Avvocato Luca Ruppen, Referente Legale regionale AIA, si è addentrato negli aspetti tecnici della responsabilità per condotte violente nei confronti degli Ufficiali di gara, in particolare nella nuova formulazione del Codice di Giustizia Sportiva, attualmente rivisto anche con l’intervento del Ministro dell’Interno in seguito al grave episodio di violenza avvenuto nel Lazio. Le squalifiche e le sanzioni per tali episodi sono state inasprite, il che sicuramente è un passo importante, ancorchè non risolutivo, verso una maggiore civiltà dell’ambiente calcistico.

Andrea Ristorto, responsabile della Scuola Calcio ‘Elite Pro Collegno Collegnese, ha sviluppato l’interessante tema dell’autoarbitraggio, che viene applicato in alcune categorie in cui giocano i più giovani: un importante strumento di crescita, che permette di acquisire il senso del rispetto delle regole. Ristorto ha anche sottolineato la necessità di educare i genitori e gli adulti, che spesso sono deleteri per i bambini e per i ragazzi. L’intervento si è concluso con il ricordo di Don Aldo Rabino, grande esempio di sportività e di cultura del rispetto.

Alfredo Trentalange, Responsabile del Settore Tecnico dell’AIA, ha parlato dell’Arbitro fra tecnica, etica, organizzazione e umanizzazione. Trentalange ha evidenziato come un Ufficiale di gara abbia un grande senso di giustizia, e come sia uno strumento di pace: colui che permette ai contendenti di giocare nel rispetto delle regole, ad armi pari e con correttezza. Un concetto che ribalta l’idea che l’opinione pubblica ha dell’Arbitro.

Il convegno si è concluso con interessate domande da parte del numeroso pubblico, e con i ringraziamenti agli Ospiti e ai presenti da parte del Presidente Bruno Surace e della Prof.ssa Francese.

L’iniziativa è stata replicata presso l’Università degli studi di Torino, grazie all’organizzazione della Prof.ssa Mara Francese, contribuendo quindi a portare il messaggio di tolleranza e di rispetto presso l’opinione pubblica.

IO STO CON L’ARBITRO. SEMPRE.

Matteo Moncalvo