Collegno punta in alto: dopo le visite di Paolo Calcagno e di Alessandro Pizzi nei mesi passati, il nome di Alfredo Trentalange si aggiunge alla lista dei personaggi illustri ospiti alle riunioni tecniche della Sezione AIA del comune torinese.
Un nome di grande rilievo, senza alcun dubbio: Arbitro internazionale, quasi duecento gare dirette in Serie A e responsabile del Settore Tecnico nel quadriennio della presidenza Nicchi. Il curriculum vitae associativo sarebbe più che sufficiente a far sì che si riconosca a Trentalange un grande merito. In più, è noto che dietro grandi Arbitri si celano sempre grandi uomini. Si tratta di persone che tendono all’eccellenza, con doti fuori dal normale, capaci di superare momenti di grande difficoltà senza l’aiuto di esterni, sia dentro che fuori dal campo. E uno di questi grandi uomini si riconosce anche in Alfredo Trentalange.
Di professione educatore, insegnante presso l’istituto Edoardo Agnelli di Torino, il responsabile del Settore Tecnico si è distinto particolarmente anche dal punto di vista umanitario. Sua è infatti l’idea di fondare l’associazione di volontariato AGAPE, attiva nell’assistenza di persone sofferenti di disagi psichici.
La sua è stata una riunione proficua per tutti i presenti: non solo associati di Collegno, ma anche quelli di sezioni vicine hanno voluto essere presenti ad assistere all’intervento di Trentalange all’Auditorium di viale Radich, a Grugliasco. Un intervento basato su due punti fondamentali, ben analizzati e discussi dalla platea a supporto del fischietto torinese, capace di intrattenerla e mantenerla concentrata sul discorso per circa due ore.
Il primo punto riguarda quel senso di giustizia che pervade tutti gli Arbitri, che li spinge a fare il proprio dovere al meglio e ad adottare i valori e l’etica di tale giustizia anche nella vita di tutti i giorni. Ogni singolo calciatore è parte integrante del gioco, ma è l’Arbitro il “custode” della giustizia, chiamato a salvaguardare lo spirito del gioco in tutte le sue parti in quei novanta minuti. Proprio sull’etica Trentalange si è soffermato a lungo, sostenendo che è facile dimenticare e nascondere dietro l’errore il personaggio dell’Arbitro, messo costantemente sotto pressione da quei canali di comunicazione che fanno del processo all’errore il loro punto forte. Non è altrettanto facile per un Arbitro poter dimostrare il contrario delle sue azioni, tentare di giustificarle, quando a parlare sono le immagini. Ed è in tali momenti che un direttore di gara si distingue per la propria forza, la propria volontà di migliorare se stesso e di mettercela tutta per dare il proprio miglior apporto al gioco. E quando la solitudine e l’ansia sembrano prevalere, è l’Associazione a dare il proprio contributo affinché quel personaggio sia in grado di rialzarsi dalla polvere in cui è stato gettato così prepotentemente. Un’Associazione fatta di amici e di colleghi, ma, ancor prima, fatta di uomini.
Il secondo punto su cui si è soffermato Trentalange è su come sia cambiato, nel corso degli anni, il modo di vedere il calcio. Si è passati da un gioco basato sulla tattica, sullo studio dell’avversario sul campo, fatto di tentennamenti e di partite a reti inviolate a partite ricche di emozioni, di goal, di momenti ed episodi su cui l’Arbitro è chiamato a fare del proprio meglio. Il calcio si è evoluto, è diventato frenetico. Il pensiero di Trentalange è che l’Arbitro non possa limitarsi a seguire questo cambiamento, ma che sia tenuto a prevederlo e anticiparlo. Il compito vero e proprio dell’Arbitro è quello di “aspettarsi l’inaspettato”, di farsi trovare sempre pronto a ciò che potrebbe causare un possibile errore e gettarlo nella polvere. L’Arbitro deve prevenire ciò che può accadere, ricordando quali sono le regole che hanno cambiato il calcio nel tempo e riguardo alle quali gli è richiesta attenzione particolare affinché lo spirito del gioco permanga ancora quello originario, ovvero la segnatura di una rete.
La visita del fischietto torinese si è conclusa proprio con un’attenta analisi di tali regole, identificate nel fuorigioco, nella condotta gravemente sleale, nel calcio di rigore. Un’analisi supportata da alcune clip della UEFA e del Settore Tecnico, che consideravano episodi di elevata difficoltà su cui la terna arbitrale era chiamata a rispondere in modo pronto ed efficace. Lo strumento migliore per crescere, ossia vedere e permettere di creare una corrispondenza tra le immagini viste e le immagini che ogni Arbitro sarà tenuto a considerare nelle prossime gare, accompagnata dall’esaustivo commento di Alfredo Trentalange all’esposizione delle linee guida ottimali per tali situazioni. Perché di crescere e di scoprire non si smette mai.
Eugenio Scarpa